L'archivio dei sogni spezzati by Elizabeth Buchan

L'archivio dei sogni spezzati by Elizabeth Buchan

autore:Elizabeth Buchan [Buchan, Elizabeth]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Casa Editrice Nord
pubblicato: 2022-02-09T23:00:00+00:00


16

Lottie prese un treno nel tardo pomeriggio; arrivata a Settebagni scese e s’incamminò lungo una via fiancheggiata da negozi di generi alimentari e bar. L’ibisco era in piena fioritura, il gelsomino si aggrovigliava alle ringhiere e in fondo alla strada si levava un pino domestico. Lottie si rese conto che approfondire la conoscenza di Nina, per quanto in modo unidirezionale, stava dando i suoi frutti, poiché iniziava a notare fiori e arbusti.

Un uomo, che doveva essere il signor Livardo, era seduto a un tavolo davanti alla vetrina del Caffè Alighieri. Tarchiato, con una camicia quadrettata a maniche corte e pantaloni comodi, aveva l’aria tutto sommato simpatica. Quando Lottie gli si avvicinò, lui si alzò e le porse la mano.

Si scambiarono i convenevoli del caso. Mentre Lottie prendeva posto, Livardo la squadrò con una tal severità da farle rivedere l’impressione positiva che ne aveva avuto all’inizio.

«La signora?» chiese lei.

Lui sollevò entrambe le mani. «La deve scusare. All’ultimo momento si è dovuta occupare di sua cugina, che non sta bene. Sono molto legate, si danno una mano l’una con l’altra.»

Lottie avrebbe scommesso qualunque cifra che la moglie non sapeva nemmeno che lei era lì.

Decisero per un aperitivo. Come prima mossa, Lottie estrasse il biglietto da visita e glielo passò al di sopra del tavolino. Il signor Livardo se lo mise nel taschino della camicia.

Lottie lo osservò. Qualcuno, probabilmente la moglie, si assicurava che avesse sempre i capelli in ordine, le sopracciglia spuntate e la camicia stirata alla perfezione.

«Vuole parlare della signorina inglese? Era molto carina. Una persona gentile. Si rendeva sempre utile. Era diventata amica di mia moglie. Loro... Noi ci aiutavamo a vicenda. Siamo rimasti sconvolti, davvero.» Tacque alcuni istanti prima di aggiungere: «Ma sa, quelle storie del passato... Non bisognerebbe andarci a rivangare».

L’aperitivo fu servito, assieme a una ciotola di patatine fritte salatissime. Livardo ne prese una generosa manciata che sparì nel giro di pochi istanti, lasciandogli una briciola sul mento a mo’ di ricordo. Lottie sorseggiò il drink, cercando di studiarlo nei dettagli senza insospettirlo. Lui beveva e mangiava, salutando i passanti che conosceva; era l’immagine di un uomo che si godeva la pensione.

Lottie spinse verso di lui un ingrandimento della foto del passaporto di Nina. «Era lei?»

L’uomo finse di pulirsi il sale dalle dita e guardò ovunque, tranne che la fotografia.

«Signor Livardo?»

Le narici appena dilatate mentre osservava diedero a Lottie la risposta che cercava. Per maggior certezza, prese una copia, anch’essa ingrandita, della foto dei Viandanti del lago, e la posò accanto alla precedente. «È Nina?»

In un primo momento Livardo provò a negare, ma poi ci ripensò. «Sì.»

«La ragazza più minuta coi capelli scuri?»

Lui spinse la foto verso Lottie. «Non conosco gli altri.»

Lei attese paziente.

«Avevo un rapporto formale con la signorina Lawrence. Non eravamo amici. È mia moglie, che la conosceva meglio.» Estrasse il biglietto da visita dal taschino della giacca e lo lesse. «Dovevo stare attento, con le donne che abitavano lì. Capirà.» Scrollò le spalle e fece un gesto cospiratorio.

Il cameriere si muoveva tra i tavoli; da quello accanto al loro esplose una risata, e il ghiaccio tintinnò nei bicchieri.



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